«L’Italia e l’Europa: sicurezza condivisa, con le guardie particolari giurate in prima linea»
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«L’Italia e l’Europa: sicurezza condivisa, con le guardie particolari giurate in prima linea»

Set 4, 2025

di Marzio Bianchi Martina

*Segr. reg. vigilanza privata Liguria

Il 2025 sarà un anno da ricordare, quello in cui è svanita l’illusione che la sola  forza economica possa garantire all’Europa un ruolo di primo piano nel mondo. Come ha evidenziato Mario Draghi, nel recente meeting di Rimini 20225 Rimini, l’Unione Europea deve decidere se rimanere un semplice spettatore o finalmente diventare protagonista della scena globale.

In questo contesto, l’Italia ha l’opportunità di giocare un ruolo pionieristico: valorizzare le guardie particolari giurate come una forza ausiliaria a supporto della sicurezza nazionale ed europea.

Oggi, l’Europa sta investendo nella difesa, creando fondi per sostenere l’Ucraina, riducendo la dipendenza energetica dalla Russia e avviando missioni come “Aspides” per proteggere le rotte del Mar Rosso. Tuttavia, questi strumenti da soli non sono sufficienti a colmare il divario tra le ambizioni e i risultati. È necessaria una capacità diffusa di proteggere i nostri valori e il nostro territorio.

Ed è qui che entra in gioco la proposta italiana: integrare le guardie giurate in un sistema di sicurezza europeo:

Infrastrutture critiche come centrali elettriche, porti, aeroporti e cavi sottomarini potrebbero essere sorvegliati in modo più capillare da personale formato e coordinato;

Le Forze dell’Ordine e l’Esercito sarebbero così liberati da compiti statici, potendo concentrare le loro energie su operazioni più complesse;

Attraverso percorsi di addestramento europei, le guardie giurate potrebbero diventare una vera riserva civile di sicurezza, pronte a intervenire non solo in Italia, ma ovunque in Europa, in caso di emergenze o minacce ibride.

Non si tratta di sostituire lo Stato, ma di rafforzarlo con nuove risorse, creando una rete capillare di sicurezza territoriale che trasformi una forza già esistente in uno strumento moderno e utile. L’Italia, con la sua tradizione di vigilanza privata diffusa, è il Paese ideale per proporre questo modello, che potrebbe poi essere adottato a livello europeo.

Divisi, siamo vulnerabili, perché ogni Paese deve affrontare da solo un territorio vasto e complesso: uniti, invece, siamo molto più forti.

Un’Europa che integra anche le proprie capacità civili — come le guardie giurate — diventa più resiliente, più vicina ai cittadini e meglio attrezzata per affrontare le sfide future.

Come ha sottolineato Draghi, l’Europa deve tornare a difendere i valori su cui è stata fondata. Per farlo, sono necessarie riforme istituzionali, ma anche idee concrete e immediate. La proposta italiana di utilizzare le guardie giurate come supporto strutturato e qualificato alla sicurezza è una di queste idee.

Un’Italia che sa innovare in questo settore può offrire un contributo unico: trasformare un patrimonio nazionale in un modello europeo, rafforzando l’unità e rendendo la nostra sicurezza più accessibile, tangibile e credibile.