Rischiare la vita per una paga misera: l’eroismo delle guardie giurate ed il lassismo di tutti

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Rischiare la vita per una paga misera: l’eroismo delle guardie giurate ed il lassismo di tutti

“L’assalto con sparatoria ad un furgone portavalori in cui il coraggio di una guardia giurata, e del suo collega, hanno contribuito ad evitare rischi per clienti, dipendenti e passanti di un centro commerciale di Mestre, è uno dei tantissimi casi in cui si comprende davvero il valore e l’importanza della presenza della sicurezza privata nelle città. Purtroppo, però, nemmeno questi episodi riescono ad “elevare” la figura della guardia giurata ed a scuotere la situazione in cui versa la categoria di appartenenza”.

Questo il commento del segretario generale della Fesica Bruno Mariani (in foto) che, a guida della Federazione sindacale, in rappresentanza dei lavoratori di settore che tutela, ritorna a segnalare le condizioni delle guardie giurate in Italia.

“Di fronte al pericolo ed all’abnegazione per il lavoro, la riconoscenza della parte datoriale è minima ed inammissibile. Rischiare la vita ogni giorno e perlopiù per una paga misera è sicuramente un atto eroico e se dopo diversi anni, per uno strano gioco che sa molto di scaricabarile non è stato possibile rinnovare un contratto collettivo nazionale, qualcuno un segnale dovrà pur darlo. Le associazioni datoriali per ciò che concerne diritti e spettanze dei loro dipendenti – continua Mariani – di scioperi e situazioni al limite della legalità se ne sono infischiati; quei sindacati firmatari di contratto, invece, hanno perso ogni tipo di bussola sulla qualità ed efficacia della contrattazione ed i partiti, nemmeno in prossimità delle elezioni politiche, hanno come tema centrale il lavoro né tantomeno quello delle guardie giurate. Tutto questo e non solo questo – spiega il Segretario generale Fesica – dovrebbe far riflettere sull’importanza di riformare gli ‘apparati che contano’ e rivedere quelle personalità che incidono così pesantemente sulle scelte ed il futuro di un Paese, come il nostro, degno di un certo tenore”, conclude Bruno Mariani.