Abruzzo, il segretario Vivarelli tuona ancora sulla Dussmann: “Da loro solo silenzio, la situazione peggiora”

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Abruzzo, il segretario Vivarelli tuona ancora sulla Dussmann: “Da loro solo silenzio, la situazione peggiora”

Per il segretario provinciale aquilano “servizi”, è necessario fare ulteriori passi per tutelare le lavoratrici. Il primo, è quello di mettere tutto sul tavolo della Direzione generale della Asl 1.

Per poi passare alle vie legali

“Dalla Dussmann non riceviamo notizie. Solo silenzio. Mentre, a livello di gestione del lavoro, del rispetto delle regole e del clima tra le dipendenti, la situazione non fa altro che peggiorare. Adesso basta”.

Dopo aver proclamato a fine ottobre lo stato di agitazione per le iscritte, dipendenti della Dussmann, che lavorano per i servizi di igiene ambientale presso la Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Marcello Vivarelli, segretario provinciale aquilano del sindacato Fesica Servizi, tuona nuovamente contro l’azienda Dussmann, che si occupa delle pulizie nelle strutture della Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila.

“L’azienda – tuona Vivarelli nel comunicato – ha evidentemente scelto di non incontrarci, lasciando di fatto degenerare una situazione che da tempo è già molto grave, tra mancato rispetto delle normative sul lavaggio delle divise, caos, voluto, sui turni lavorativi al fine di punire le nostre iscritte e atti continui di prevaricazione da parte di altre rappresentanze sindacali”.

“Dopo la proclamazione dello stato di agitazione – prosegue Vivarelli – è necessario, allora, fare ulteriori passi per tutelare le lavoratrici. Il primo, è quello di mettere tutto sul tavolo della Direzione generale della Asl 1. Per poi passare direttamente alle vie legali. Quello che emerge – conclude Vivarelli – è un atteggiamento a dir poco vergognoso da parte della Dussmann, che probabilmente non è in grado di formare e controllare certe sue dipendenti, né di organizzare al meglio un lavoro delicatissimo che, specie con l’emergenza Covid-19, non può prevedere che, ad esempio, le dipendenti escano ed entrano dalle e nelle strutture sanitarie indossando le divise da lavoro, in spregio a una normativa chiarissima che vieta certi comportamenti”.

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