* Segretario prov. Fesica Confsal Brescia
Il numero di contagi a Brescia è in crescita da parecchi giorni, l’andamento ha cominciato ad avere un impatto sulle strutture sanitarie, con un graduale incremento dei ricoveri. Se la tendenza aumenterà, come avete appreso dai media nazionali, il Cts farà valutazioni e il prefetto potrà indire nuove misure locali in senso restrittivo. Oggi siamo a circa 300 ricoverati all’ospedale Civile e circa un migliaio in tutta la provincia. Siamo di fronte, come ha precisato il sindaco della città Del Bono, ad una seconda ondata che non avevamo conosciuto né in autunno, né a Natale. Negli ultimi sette giorni i positivi hanno superato quota 5 mila, con un’incidenza oltre i 400 casi ogni 100 mila abitanti, ben sopra la soglia dei 250 da zona rossa. Numeri raddoppiati in 15 giorni a causa delle varianti, infatti in due-tre settimane il contagio è esploso.
Il campanello d’ allarme è quello dato dagli ospedali con diversi trasferimenti in strutture sanitarie fuori provincia. Ci si appella al senso di responsabilità collettiva. L’attenzione è sulla campagna vaccini, secondo il primo cittadino ancora non sufficientemente efficace. In ambito lavorativo la Crisi economica da Covid a Brescia si sta facendo sentire. Molte aziende impongono ai lavoratori di usufruire di ferie e permessi, dove è stato possibile, è stato attivato lo smart-working, altri, tipo la vigilanza privata non hanno molte possibilità di ricorrere a tali strumenti, sono costretti a fare la CIGD.
Circa 18mila aziende a rischio chiusura e 54mila posti di lavoro in bilico. Circa il 40% delle imprese del terziario bresciano sarebbe a rischio chiusura a causa degli effetti del secondo lockdown, anche se al momento è ancora “light. E’ questo quanto emerge dal nuovo studio di Confcommercio Brescia, si tratta, nello specifico, di un’indagine sull’andamento economico delle imprese bresciane del commercio, del turismo e dei servizi. La “faticosa ripresa prevista dopo l’ estate per ora resta una chimera. A parlare sono i numeri: sul totale delle 61mila imprese del terziario, il 39,1% ritiene che il nuovo lockdown potrebbe avere “effetti devastanti, superiori a quelli della recente pandemia con l’impresa che rischierebbe di chiudere”; il 41,4% si ferma agli “effetti pesanti: come quelli della recente pandemia, ma comunque l’impresa riuscirebbe a sopravvivere”; il 19,5% si divide tra “nessun effetto” ed “effetti minimi”, dunque inferiori a quelli del primo (e lungo) lockdown di marzo, aprile e maggio. In sostanza quasi l’80% del totale delle imprese bresciane subiranno effetti “pesanti” o “devastanti” causa Covid. Dalle analisi di Confcommercio i settori più a rischio sono per il 61% imprese di ristorazione, 51% imprese legate al turismo, il 43% trasporti e logistica, il 37% servizi alla persona, 35% commercio (no food), 26% servizi alle imprese e 25% commercio alimentare. “Lo Stato deve fare non solo il possibile, ma anche l’impossibile per salvare le nostre imprese”, dice il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti.
il rischio è che l’emergenza sanitaria diventi anche grave emergenza economica. Il fronte sindacale è unito, sosteniamo la proposta di accelerare la campagna vaccinale, ma riteniamo anche necessario che le Istituzioni garantiscano gli indennizzi per supportare lavoratori e imprese. Ai bresciani non rimane che l’attesa, in un tempo in cui di chiaro c’è solo l’incertezza.