“Inizia a delinearsi un conflitto sulle nuove tipologie di lavoro già in auge prima della pandemia e che, fino ad oggi, non hanno trovato una loro compiuta regolamentazione all’interno delle forme contrattuali italiane. La conflittualità, a mio modesto avviso, nasce soprattutto dalle modalità con cui si è scelto di affrontare quello che oramai e diventato il problema dei riders. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha scelto di convocare solo alcune sigle sindacali ancora una volta non prendendo in considerazione la possibilità di ascoltare gli esperti ed i rappresentanti delle categorie produttive già presenti in una Istituzione dello Stato quale il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).
Il *Vice segretario generale Fesica Alfredo Mancini
Allo stato attuale, indipendentemente dalla tipologia del rapporto di lavoro cui loro si applica, ad oggi, certamente non sono dei lavoratori subordinati (altrimenti cesserebbe anche la materia del contendere) ed ho grandi difficoltà a capire come un qualsiasi sindacato dei lavoratori possa intestarsi delle battaglie che sono certamente del lavoro, ma che non hanno nulla a che vedere con la Contrattazione Collettiva. Infatti, non sembra logico che una qualsiasi contrattazione collettiva, destinata ai lavoratori subordinati possa regolare i rapporti di lavoro autonomi se non nei casi che la legge stessa affida alla contrattazione come, ad esempio, per le collaborazioni.
Nonostante i molteplici proclami di adesione a questa o quella sigla sindacale sfiderei chiunque a dimostrare la presenza della trattenuta sindacale in busta paga ad un riders per verificarne la titolarità a contrarre, vista la sua inesistenza. Non è tempo di intestarsi battaglie, e quindi anche il conflitto, per il solo gusto di averne il primato ed avere visibilità o per cercare di affossare l’avversario definendolo di comodo; la battaglia è dei riders e non dei sindacati.
Pertanto, a mio avviso, sarebbe opportuno oltre a far svolgere la funzione che compete al CNEL, trovare soluzioni legislative che consentano ai gestori di piattaforme ed ai riders di avere una specifica dimensione contrattuale che sia in grado sostenere il mercato e garantire sicurezza e previdenza ai riders. Solo successivamente la contrattazione collettiva e le sigle sindacali potranno fare quello per cui sono nate, ossia tutelare i lavoratori e ottenere il riconoscimento di ulteriori diritti“.
*Alfredo Mancini