Molti lavoratori e lavoratrici, tra quelli che hanno ricevuto il pagamento delle integrazioni salariali, stanno per avere un’amara sorpresa. Infatti l’indennità, spesso, ammonta a molto meno del 80 per cento teorico e questo a causa dei massimali che per l’anno corrente l’Inps applica per il pagamento dei trattamenti di integrazione salariale: per retribuzioni mensili lorde fino a 2.159,48, il massimale ammonta a 998,18 euro lordi; per retribuzioni mensili lorde superiori a 2.159,48, il massimale ammonta a 1.199,72 euro lordi;
Tali massimali devono essere riproporzionati per i lavoratori part time. L’Inps effettua i pagamenti su base oraria, per cui per individuare la quota oraria di integrazione salariale, è necessario dividere i massimali previsti per il divisore orario previsto dal CCNL applicato al rapporto di lavoro. L’effetto dei massimali rende la riduzione della retribuzione molto più alta del 20 per cento, potendo arrivare a dimezzare la retribuzione. Il paradosso è che i lavoratori che hanno scoperto di ricevere una retribuzione molto più bassa di quella prevista, sono ancora dei “privilegiati” rispetto ai milioni che ancora aspettano il trattamento di integrazione salariale di marzo.
Con il decreto aprile, diventato maggio – che ancora tarda ad essere pubblicato con tutte le incertezze e difficoltà legate alla cosiddetta “fase due”, – la situazione di milioni di lavoratori e lavoratrici dipendenti rischia di diventare molto presto insostenibile.
Il nostro sindacato denuncia da settimane l’insufficienza delle misure messe in campo e di quelle annunciate: bisogna garantire i pieni redditi dei lavoratori e la liquidità necessaria a garantire la sopravvivenza delle aziende e il loro rilancio, eppure si continua a tergiversare con prestiti, anticipi di futuri pagamenti e altre toppe che allargano il buco.
Da una parte il Governo, per giustificare le proprie mancanze – a partire proprio da quelle sui pagamenti della cassa integrazione – continua a ripetere che ci troviamo di fronte ad una situazione straordinaria ed eccezionale; dall’altra pretende di affrontare questa situazione eccezionale con strumenti ordinari, come la cassa integrazione ed i prestiti, laddove servirebbero strumenti eccezionali e tempestivi. Bisogna immettere nel sistema denaro a fondo perduto e bisogna farlo urgentemente.
Come abbiamo già detto bisogna disinnescare la “bomba sociale” che, a breve, rischia di esplodere. Ed a quel punto non ci sarebbero divieti di assembramento che tengano.
[Segreteria regionale Fesica Confsal Lazio]