Il comparto dei servizi alla persona quasi al collasso, il “grido di allarme” della Fesica Confsal e Confipe

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Il comparto dei servizi alla persona quasi al collasso, il “grido di allarme” della Fesica Confsal e Confipe

Fesica Confsal e Confipe, – la Confederazione nazionale del comparto del servizio alla persona e della bellezza, acconciatori, estetiste, industriali e commercianti, – hanno inviato una missiva al presidente della Repubblica Mattarella, al Premier Conte ed al Consiglio dei Ministri, “per rappresentare il grido di allarme di un settore che, a seguito delle ultime disposizioni del Governo, potrà riprendere la propria attività tra oltre trenta giorni”.

“Il settore, già in difficoltà a causa dell’abusivismo e dell’illecita concorrenza, potrebbe – si legge dalla missiva – collassare a breve e costringere migliaia di attività alla chiusura definitiva rendendo difficoltosa anche la sopravvivenza delle famiglie che hanno fondato la propria vita lavorativa su tali attività”.

La Confipe e la Fesica Confsal a nome dei rispettivi associati e di tutto il comparto, in sintesi, hanno chiesto:

1) l’apertura dei laboratori di acconciatura ed estetica a partire dal 4 Maggio p.v. con la possibilità di lavorare solo su appuntamento ed un cliente alla volta fino a termine della “fase due”;

2) la totale esenzione dal versamento di tasse e contributi dall’inizio del lockdown e fino alla normale riapertura,

3) prosieguo della cassa integrazione, ove necessario, per tutti i dipendenti che non in proficuo lavoro fino a fine emergenza;

4) rilascio di contributi a fondo perduto alle aziende, corrispondenti agli incassi persi, da calcolarsi sulle entrate dell’anno precedente.

Fesica e Confipe, hanno inoltre sollecitato, un incontro urgente con il Governo per rappresentare queste ed altre problematiche. Infine, hanno concluso, “è nell’interesse di tutti contenere la diffusione del Covid-19 e permettere al tessuto produttivo del paese di riprendere la propria attività nel rispetto delle indicazioni fornite dal Governo per non dover convivere nuovamente, tra qualche tempo, con il rischio contagio ed un probabile aumento della disoccupazione”.