“Sul fronte della disoccupazione la situazione attuale di emergenza ha evidenziato lo stato di crisi economica e sociale fatta di contraddizioni del sistema economico. Molti lavoratori con contratti precari sono costretti a lavorare in maniera irregolare a fronte di premi elargiti dallo Stato a chi usufruisce già di retribuzioni molto più alte. Si deve garantire una occupazione regolare a chi in questo momento agisce in un contesto di emergenza a scapito di una sicurezza borderline, gli stessi devono essere regolati a fronte di strumenti come un salario minimo garantito e una paga minima per i lavori occasionali, in questo si auspica anche un concorso di aiuti dallo Stato e dalle amministrazioni regionali e comunali che stabiliscano regimi di sicurezza personale garantita e un salario dignitoso per una economia familiare.
Gli stessi Comuni, a fine della fase emergenziale, dovranno monitorare nell’immediato futuro le attività economiche che ricadono nel loro territorio e le eventuali irregolarità contrattuali e retributive. Finita l’emergenza l’essere umano e il suo benessere psicofisico dovrà essere messo al centro dello sviluppo economico come base imprescindibile di esso. Ricordiamo ancora che queste zone sono già provate dalla crisi del sisma e rientrano nelle “aree di crisi complessa industriale terremotata” . Dal punto di vista prettamente sindacale si potrebbero porre le basi per creare accordi quali un’assicurazione civica e l’anticipo pensionistico. Anche il contributo delle 600 euro per le attività produttive ferme potrebbe essere esteso ai disoccupati che non rientrano nel reddito di cittadinanza.
Aiuti che comunque devono essere concreti ed immediati a fronte degli errori fatti nel dopo sisma. La Fesica Marche auspica anche una pronta attuazione del decreto Cura Italia a sostegno di imprese, famiglie e lavoratori. Nelle Marche nello specifico l’industria della moda che probabilmente salterà una intera stagione, spesso si è riconvertita nella produzione di mascherine anche a titolo gratuito, ma questo ha comportato l’annullamento del campionario e delle commesse da parte dei clienti. Le aziende chiedono accordi con le banche al fine di pagare anche la CIG ai dipendenti. Sul fronte della nautica le grandi ditte hanno ridotto il personale e molti cantieri navali sono fermi, dove si lavora si da priorità ai lavori all’aperto distanziando il personale addetto.
Anche il settore della pesca lavora con le barche giornaliere ad una sola persona o con le vongolari con due persone a bordo per rifornire i mercati locali degli esercizi. Gravi sono le ripercussioni nei settori benessere, sanità privata, bellezza e parrucchieri con grosse perdite: il loro fermo potrebbe portare anche alla crescita dell’abusivismo a discapito della salute di clienti e operatori e di mancati pagamenti dei tributi statali. Gli stessi professionisti alzano un grido di allarme per il pagamento di affitti e scadenze. Allarme che arriva anche dal settore ricettivo-ricreativo, alberghi, ristoranti, bar e stabilimenti balneari che stavano preparandosi alla nuova stagione e minacciano in primis di non pagare la tassa rifiuti che non hanno prodotto in questo periodo.
Il settore informatico che ha avuto occasione di accelerare nel digitale e nello smart-working, risente comunque del legame che questo settore ha indissolubilmente con le altre filiere produttive che al momento sono ridotti all’essenziale. Bloccati i cantieri delle costruzioni che risentiva già della burocrazia post-terremoto.
Gli autotrasportatori pur lavorando per il rifornimento alimentare dei negozi essenziali hanno notevoli ripercussioni perché devono ancora incassare le insolvenze di compensi arretrati di sei mesi. Difficilmente si riuscirà a ripartire con le agenzie di viaggio, per non parlare dei settori dello sport e dello spettacolo. Se sul fronte sportivo si è già assistito ad una interruzione totale delle attività non solo agonistiche con conseguenze negative anche sulla preparazione atletica degli sportivi e delle competizioni organizzate e mai disputate, il settore dello spettacolo e del turismo – che già risente per sua natura di una precarietà che gli è propria ma che nelle Marche stava dando un primo segnale di rifioritura con una nuova coscienza a livello anche regionale -, vivrà una nuova stagione di stenti non potendo avere “slancio” con la partecipazione massiccia di pubblico in una stagione che risulterà carente di appuntamenti a scapito del territorio.
Fesica Confsal Marche auspica pertanto una pronta attuazione dei decreti e delle misure messe in campo dal governo e una implementazione delle stesse conciliando le esigenze a livello territoriale, monitorate dagli enti locali, coinvolgendo anche le forze sindacali territorialmente competenti“.
Roberto Sisti Segretario regionale Fesica Marche