Pandemia. Il contributo dalla Fesica Molise con Alida Candeloro. Il punto della situazione sulla tutela della salute e della incolumità e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro in seguito alla emergenza Nazionale del COVID-19
“Si continua a chiedere alle istituzioni la chiusura per decreto perchè non basta per volontà delle imprese di tutte le attività produttive, non essenziali, ricadenti nel territorio comunale, al fine di tutelare la salute pubblica, dei posti di lavoro non necessari, ovunque. Questo paese può sopravvivere senza produrre per due settimane bulloni, automobili o lavatrici. Prima la salute, poi il profitto!
Si chiudono tante attività commerciali ma le fabbriche devono continuare a produrre, come se alcuni lavoratori fossero sacrificabili in nome del profitto, considerato anche la chiusura dell’Ospedale di Termoli. Il fermo del contagio e la messa in sicurezza dei cittadini può avvenire unicamente attraverso il blocco delle attività produttive, garantendo i servizi essenziali”.
Nella zona industriale di Termoli:
I molisani stanno dando prova di essere un popolo responsabile e di saper rispettare le regole, nell’interesse collettivo.
Fari puntati sulla situazione, delicatissima, della Zona industriale di Termoli, dove insistono aziende dall’alta movimentazione quotidiana di merci e persone, ad esempio Fiat, ITT, Vibac e le tre industrie sottoposte a normativa Seveso, che già normalmente richiedono dovute accortezze per i dipendenti. Se è vero che l’Italia non si ferma, agli operai, ai dipendenti e a tutti gli addetti del nucleo industriale va garantita la massima sicurezza.
Al termine della sanificazione delle fabbriche si dovranno adottare tutte le misure necessarie con un controllo serrato da parte delle Forze dell’ordine sulle condizioni di viaggio dei tanti lavoratori pendolari. Se da un lato sono soppresse le corse al servizio degli studenti, restano a rischio quelle che conducono i lavoratori pendolari molisani negli stabilimenti industriali di Termoli e Val di Sangro.
Sarebbe auspicabile aumentare gli autobus a disposizione degli operai, così da garantire le distanze minime tra i passeggeri ed evitare i prevedibili assembramenti in bus troppo affollati. Su questo punto ci si aspetta una risposta rapida ed efficace da parte della Prefettura, del Presidente della Giunta regionale e dell’assessore ai Trasporti, in considerazione di quanto disposto dai recenti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri lì dove si richiama la competenza delle Regioni sul trasporto pubblico locale, sulla necessità di valutare interventi straordinari in tema di sanificazione dei mezzi, nonché di riduzione o soppressione delle corse non strettamente necessarie.
La situazione dei lavoratori che operano nei nuclei industriali di Termoli e Atessa si incrocia poi con l’altra grande emergenza del Basso Molise, ovvero la chiusura dell’ospedale San Timoteo. Il nosocomio che ha riaperto solo ieri 18 marzo dopo circa 15 giorni di chiusura per tamponi al personale sanitario e poi per sanificazione.
VERSO LO SCIOPERO FIAT
Si è Proclamato, nel tardo pomeriggio di venerdì 13 marzo, lo sciopero di tutte le sigle sindacali alla Fiat Powertrain di Termoli. Lo stabilimento infatti, per decisione dei vertici aziendali, non ha chiuso temporaneamente per le operazioni di sanificazione e non ci sono state risposte alle richieste inoltrate circa l’ottemperamento alle prescrizioni imposte dal Decreto ministeriale che stabiliscono misure di sicurezza ben precise, a cominciare dalle mascherine che scarseggiano.
“Abbiamo il vincolo morale e giuridico di garantire ai lavoratori condizioni di massima sicurezza” aveva dichiarato il premier Giuseppe Conte nella videoconferenza a Palazzo Chigi con i sindacati e le associazioni industriali. ha ringraziato per “l’atto di grande responsabilità verso la comunità nazionale tutti quelli che stanno lavorando, operai, tecnici, quadri” e garantito “uno sforzo straordinario da parte della Protezione Civile per distribuire gratuitamente a tutti i lavoratori dispositivi di protezione individuale”, cioè guanti e mascherine.
Il problema in Fiat, come nella stragrande maggioranza delle fabbriche italiane dotate di catena di montaggio, è che la distanza minima di sicurezza – almeno 1 metro – non è garantita ovunque. Le mascherine sono indispensabili, ma non ci sono.
“Abbiamo trovato strisce di nastro adesivo che non si possono superare, ma in alcune postazioni necessariamente per lavorare devi invadere lo sazio altrui, quindi non abbiamo risolto granché” spiega un dipendente dello stabilimento Qualcosa è cambiato, e sarebbe assurdo il contrario, con la suddivisione degli spazi anche in bagno, a mensa. Ma non può chiaramente bastare.
Bisogna ricorrere a una rimodulazione delle linee, come sta facendo la Sevel di Val di Sangro che ha chiuso per qualche giorno in attesa di riorganizzare gli spazi produttivi secondo le disposizioni del decreto, a tutela della salute pubblica. “Dobbiamo farlo anche alla Fiat di Termoli, e vogliamo una rapida sanificazione” sostengono i rappresentanti delle sigle sindacali, che mettono in evidenza come a Rivolta del Re, al contrario, si stia facendo una pulizia con disinfettanti di uso comune spruzzati dagli stessi lavoratori (volontari) “che non è la sanificazione”. Con l’aggravante che mascherine e guanti monouso per tutti mancano, e non si conoscono i tempi di arrivo.
Per ore si è rimasti in attesa di una risposta da parte di Fiat Termoli che non era arrivata. Il risultato è stato lo sciopero e la conferma dello stato di mobilitazione nella fabbrica più importante del Molise, che dà lavoro a circa 3mila persone. “La scelta operata dal decreto della Presidenza del Consiglio del 11 marzo, con il blocco di molte attività eccetto quelle essenziali, lascia il libero arbitrio alla aziende produttrici produttive sulle chiusure per gestire l’emergenza da coronavirus. Una scelta che mette a rischio decine di migliaia di lavoratori e i propri familiari nelle nostre regioni”.
Alcune aziende responsabilmente gestiscono la situazione fermando le attività, altre, prese dalla confusione, adottano misure nella speranza che possano salvare le attività e la salute dei Lavoratori, altre ancora lasciano al caso la gestione della sicurezza e continuano a lavorare come se nulla fosse. Infine, ci sono tantissime aziende non sindacalizzate dalle quali nessuno avrà mai nessun riscontro”.
“In questo contesto, dove il Governo allarga la cassa integrazione a tutti ma dimentica di impedire i licenziamenti, si chiede alle istituzioni tutte, Governo, Regione Abruzzo, Regione Molise di agire per la tutela della salute di quei lavoratori che non possono fermarsi per la delicatezza dell’attività svolta, attraverso rigorosissimi controlli e disposizioni di sicurezza e per tutti gli altri di dare l’indicazione di fermarsi per ragioni di emergenza pubblica”.
Intanto, nonostante lo sciopero proclamato, l’azienda ha fatto sapere quali reparti lavoreranno regolarmente e quali osserveranno degli stop, in seguito alle disposizioni sulla sicurezza.