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Il segretario provinciale Fesica Confsal di Roma Paolo Trivisonno, ravvisa i tanti problemi che i lavoratori del Lazio stanno subendo a causa della pandemia in corso e di un decreto, il cosiddetto “cura Italia”  che tarda ad arrivare oltre le formalità istituzionali di rito. Le preoccupazioni, che si aggiungono a quelle preesistenti, sono tante: dalle misure in aiuto dei genitori lavoratori, a quelle che riguardano la sicurezza dei lavoratori in diversi comparti.
Ma entriamo nello specifico, con l’analisi dello stesso Trivisonno.
 
“Nel Lazio stiamo riscontrando purtroppo molte carenze sul fronte della sicurezza; molti lavoratori sono costretti ad operare senza i DPI prescritti e se è vero che per le mascherine c’è un problema nazionale legato all’enorme difficoltà a reperirli sul mercato, dobbiamo denunciare anche la mancanza in molti casi dei guanti, per i quali non risultano problemi di approvvigionamento, peraltro in settori particolarmente esposti come quello delle pulizie; perfino gli operatori in ambiente ospedaliero riscontrano difficoltà ad essere forniti dei dpi necessari.
 
C’è poi forte preoccupazione per le conseguenze economiche di questa crisi, i fondi stanziati fino ad ora dal Governo sono palesemente insufficienti (basti il confronto con i 550 miliardi già previsti in Germania ed i 40 appena annunciati dalla Francia) e le misure previste nel decreto in fase di approvazione destano più di una perplessità.
 
Sul fronte ammortizzatori sociali, non risulta alcuna misura che possa garantire il pagamento delle indennità alle normali scadenze di pagamento degli stipendi; soprattutto per quanti dovranno accedere alla cassa integrazione in deroga, l’iter, che prevede una prima fase a cura delle Regioni (e province autonome) che devono raccogliere le domande e una seconda fase, in subentra l’Inps, sulla base dei dati trasmessi dalle Regioni, per poi disporre i pagamenti. Quanto tempo ci vorrà? C’è il rischio concreto, essendo facilmente prevedibile come questi enti saranno investiti da un mole enorme di domande, che passino anche mesi prima del pagamento.

Paolo Trivisonno, segretario provinciale Fesica Confsal Roma

Palesemente insufficienti le misure previste per i genitori lavoratori, 15 giorni (di calendario o lavorativi??) di congedo retribuito sono chiaramente insufficienti, considerando anche come le scuole siano chiuse già da oltre 10 giorni; auspichiamo che la norma possa essere rivista nel caso, probabile, di prolungamento della chiusura delle scuole; insufficiente il limite dei 12 anni di età per ottenere il congedo retribuito, peraltro in misura solo del 50%; chi ha figli più grandi dovrà ricorrere al congedo non retribuito, subendo un ingiustificato danno economico.
 
Gradiremmo capire – visto che il testo completo del decreto è ancora misteriosamente indisponibile – se sono previste misure a tutela dei lavoratori più a rischio, perchè affetti da patologie croniche e per i quali il contagio potrebbe avere gravissime conseguenze; per questi lavoratori e lavoratrici dovrebbe essere prevista la possibilità, previa valutazione del medico del lavoro dell’azienda, di astensione dal lavoro a scopo cautelativo con assenza equiparata a malattia non computabile nel periodo di comporto.
 
I permessi 104 passano a 12 giorni per i mesi di marzo e aprile (molto bene), ma siamo già al 17 di marzo, per usufruirne appieno nel mese di marzo sarebbe opportuno conoscere al più presto le modalità.
 
Mancano misure a tutela dei lavoratori domestici, molti dei quali non stanno lavorando per scelta propria o del datore di lavoro, a tutela della salute reciproca e per i quali non è previsto nessun ammortizzatore sociale.
 
Riassumendo il quadro generale della situazione desta forte preoccupazione, registriamo l’assenza di molte azienda sia nel dotare i lavoratori dei dpi, sia nel fornire una corretta informazione sui comportamenti da tenere, purtroppo anche nei settori più a rischio come pulizie e operatori socio sanitari; nè le istituzioni si stanno dimostrando all’altezza dell’emergenza in corso, e il fatto che il decreto per il mondo del lavoro non sia stato ancora approvato ne è un’ulteriore dimostrazione, così come l’adozione di provvedimenti drastici, come la chiusura anticipata dei servizi di trasporto pubblico, senza contemporaneamente prevedere misure per i lavoratori che devono usufruirne oltre l’orario di chiusura”.