Brescia. Il segretario Senese: “Qui oltre 400 contagi in un giorno, ma iI problema è anche la sicurezza sul lavoro”

Fesica Confsal Campania: “Dialoghiamo con il personale, diamo istruzioni per ridurre l’esposizione al rischio covid-19”
17 Marzo 2020
Pubblicato in Gazzetta il decreto Cura Italia per l’emergenza coronavirus. SCARICALO QUI!
18 Marzo 2020

Brescia. Il segretario Senese: “Qui oltre 400 contagi in un giorno, ma iI problema è anche la sicurezza sul lavoro”

“Lavoro con molta difficoltà cercando di dare assistenza telefonica ai lavoratori che cercano continuamente delle risposte ai loro problemi”. Comincia così la missiva inviata dal segretario provinciale di Brescia Giuseppe Senese alla segreteria generale della Fesica Confsal per un report dal territorio.

“Il problema principale è la sicurezza sul posto di lavoro. La tensione è sempre più alta, le persone sono molto preoccupate e chiedono di fermare le attività produttive, questo è dettato dall’emergenza sicurezza che manca, impossibile rispettare le regole , non sempre si riesce  a stare un metro  l’ uno dall’altro, i lavoratori non si sentono protetti. Se In Italia le persone ammalate di Covid 19, secondo i dati diffusi nel tardo pomeriggio di lunedì 16 marzo,sono 23.073, di questi il 60 per cento dei casi è in Lombardia, con 14.649 positivi al coronavirus. Mentre a Brescia sono 2918, 445 in un solo giorno”.

La situazione lavorativa nel bresciano inizialmente è stata presa un po’ “sotto gamba” dagli imprenditori.

“Inizialmente i datori di lavoro hanno sottovalutato  l’obbligo di prevedere tutti i rischi per la salute e la sicurezza  dei lavoratori, specialmente quelle riguardanti gruppi di lavoratori, esposti a rischi di contagio,  tanti datori di lavoro non hanno tenuto conto della valutazione dei rischi. Adesso i datori di lavoro che sospendono  o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Coronavirus 19, possono chiedere la cassa integrazione ordinaria nel caso siano  tra quelle che possono chiedere  o l’assegno  ordinario nel caso siano nei fondi di solidarietà e abbiano almeno 5  dipendenti , dal 23 febbraio 2020 per una durata massima di nove settimane”.

“Le organizzazioni sindacali provinciali  – spiega Senese – sono molto preoccupate per lo scenario che si sta creando a causa delle risoluzioni anticipate di contratti di lavoro, di sospensione di attività lavorative … diverse migliaia di maestranze non solo nel comparto turistico, ma anche in quelle commerciali e di servizi, in forte difficoltà per la perdita di clienti. Alcune attività sembra che abbiano già iniziato i licenziamenti. I nuovi ammortizzatori sociali previsti dovrebbero permettere di affrontare la critica situazione.”

L’allarme. “Sul Garda sono quasi 10 mila  i posti  a rischio, buona parte  dei lavoratori avrebbe dovuto firmare  il contratto dal 1 aprile, per la stagione 2020, questi resteranno a casa? Quanti? Difficile dare cifre precise, senza tener conto di tutto quello che gira attorno alla ricettività, negozi, bar, ristoranti, trasporti, servizi. Le misure emergenziali anti-Covid19 stanno evidenziando gli effetti di anni di precarizzazione dei rapporti di lavoro. Migliaia di lavoratrici e lavoratori, infatti, non hanno la garanzia di poter arrivare alla fine del mese, sono obbligati a rimanere a casa per contribuire alla salute collettiva e a quella individuale ma, allo stesso tempo, non gli e’ permesso di vivere dignitosamente. Pensiamo a chi lavora nei servizi educativi, nella cura, nello spettacolo, nella cultura, nel turismo, nello sport, nella ristorazione, nella logistica, nel servizio di consegna a domicilio. Questi, hanno esperienza di quanto sia pericoloso lavorare come rider in una situazione di normalità, figuriamoci in uno stato di emergenza sanitaria”.

L’emergenza sanitaria sta mettendo anche in luce gli effetti disastrosi di decenni di progressiva privatizzazione della sanità pubblica con conseguenti tagli del personale. Gli operatori e le operatrici sanitarie si trovano a lavorare in una situazione drammatica, resa ancora più grave da precise scelte politiche che hanno favorito la sanità privata ai danni di quella pubblica. Tali scelte presentano oggi il conto e rendono estremamente difficile la gestione di questa emergenza: posti letto insufficienti (anche e soprattutto in terapia intensiva), difficoltà nella gestione dei pazienti, richiamo in servizio di pensionati, blocco delle ferie, turni straordinari e sospensione dei riposi per il personale. Per non parlare – chiarisce Giuseppe Senese – delle guardie giurate che operano presso ospedali, ambulatori: nessuno di questi lavoratori ha avuto la formazione necessaria  e l’ informazione circa la diffusione del Covid 19, non gli sono stati forniti nemmeno i dispositivi di protezione e sicurezza”.

L’auspicio realista. “Speriamo di poter ripartire, anche se sarà una ripartenza lenta. I confini sono chiusi , gli aerei sono fermi, la macchina richiederà molto tempo  per essere rimessa in moto. Oggi il bicchiere è mezzo vuoto, o è rimasto solo il profumo  del vino, ma il bicchiere resta li, in attesa di essere riempito da turisti. Molte aziende nel bresciano hanno fatto accordi per sospendere l’attività per qualche giorno, cioè fino al 22 marzo. Comunque, per fortuna, il fronte sindacale è – conclude Senese – unito”.