Fesica al V Forum Tuttolavoro, organizzato da Wolters Kluwer in collaborazione con FonARCom e Dottrina Per il Lavoro

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Fesica al V Forum Tuttolavoro, organizzato da Wolters Kluwer in collaborazione con FonARCom e Dottrina Per il Lavoro

Flessibilità, contratti di lavoro, tecnologia: il mondo del lavoro sta subendo numerosi cambiamenti dovuti alla continua evoluzione sia della situazione economica che del quadro normativo. Un ruolo centrale in questo contesto è demandato alla contrattazione collettiva, con il compito di attivare le parti sociali perché possano concordare le regole da applicare ai rapporti di lavoro presenti in azienda. Questo il tema al centro del V Forum Tuttolavoro, “L’evoluzione del lavoro oggi tra flessibilità e precariato“, organizzato a Roma da Wolters Kluwer in collaborazione con FonARCom e Dottrina Per il Lavoro.
 
“Il mondo del lavoro si modifica in modo molto veloce toccando tutti gli aspetti della vita dei professionisti delle risorse umane e della gestione aziendale – ha sottolineato in apertura dei lavori Andrea Salmaso, Managing Director Publishing Fisco Lavoro di Wolters Kluwer, leader mondiale nei servizi di informazione e nelle soluzioni per i professionisti. – Siamo convinti che eventi di formazione e approfondimento come questo Forum siano un canale indispensabile per l’aggiornamento e il confronto dei professionisti, per questo la nostra mission è offrire loro tutti gli strumenti per affrontare le nuove sfide normative”. Andrea Cafà, presidente Fonarcom, è intervenuto sul ruolo della formazione nelle politiche attive del lavoro: “I Fondi inter-professionali, grazie al radicamento territoriale delle loro parti sociali, assumono un ruolo sempre più centrale nella crescita del lavoratore e dell’impresa. È inimmaginabile pensare ad un mondo delle imprese lontano da quello dell’istruzione. La sfida che ci attende è fare rete per cogliere insieme le nuove opportunità del mercato lavoro. La realizzazione di un buon sistema nazionale di politiche attive ha bisogno di un’azione di sistema. Serve avviare una forte sinergia tra Regioni e fondi interprofessionali per fornire strumenti operativi e veloci alle agenzie per il lavoro e agli enti bilaterali che oggi sono gli unici soggetti capaci di favorire l’incontro tra domanda e offerta. Un primo banco di prova potrebbe essere il loro coinvolgimento nella gestione del Reddito di cittadinanza, trasformando quella che oggi si profila come una politica passiva in una politica attiva”.
 
Parlando di rapporti di lavoro, non poteva mancare il punto sul Decreto Dignità. Roberto Camera, Funzionario dell’Ispettorato del Lavoro e curatore del sito dottrinalavoro.it, nel suo intervento ha evidenziato: “Con il decreto dignità il legislatore ha inasprito le regole per l’utilizzo delle due tipologie contrattuali più utilizzate in Italia: il contratto a tempo determinato e la somministrazione a termine. Detta operazione è stata predisposta per ridurre il precariato e per aumentare i contratti a tempo indeterminato. A due mesi dalla vigenza della norma, i risultati sono stati alquanto deludenti ed hanno portato esclusivamente alla riduzione dei contratti flessibili senza alcun incremento dei contratti stabili. Le aziende hanno bisogno di flessibilità e di certezza nelle regole; regole che devono sedimentarsi per poter essere applicate correttamente. In definitiva, ritengo che per stabilizzare i rapporti di lavoro bisogna prima stabilizzare la normativa, in modo che sia semplice e chiara nella sua applicazione”.
 
Il dibattito è proseguito con l’intervento di Laura Romeo, Presidente Sezione Lavoro del Tribunale di Messina, che ha messo in luce come “Il D.L. n. 87/2018, noto come decreto Dignità, convertito con modificazioni nella L. n. 96/2018, ha introdotto una serie di limiti alla costituzione e gestione dei rapporti di lavoro in somministrazione di lavoro a tempo determinato estendendo – sia pure con i necessari adattamenti – la nuova disciplina dei contratti a termine a questa tipologia contrattuale, che è così divenuta meno flessibile e, al contempo, più onerosa e rischiosa per l’azienda.”
 
Nella sessione pomeridiana del Forum, alla tavola rotonda su “La Rappresentatività – nuove forme di contrattazione collettiva – prospettive a confronto“, moderata da Paolo Stern, consulente del lavoro e coordinatore del Centro Studi CPO di Roma, si è affrontato appunto il tema della rappresentatività e delle nuove norme di contrattazione collettiva. Nel corso del suo intervento il presidente del Cnel, Tiziano Treu, ha dichiarato: “Desidero sottolineare l’importanza dei corpi sociali intermedi, espressione di vitalità e di pluralismo dell’intero sistema economico e sociale e rivendico l’importanza del Cnel, sintesi delle dinamiche associative. Ritengo auspicabile un sistema certificatorio della qualità della contrattazione collettiva – per esempio, nel settore metalmeccanico il 95 per cento degli accordi analizzati è in linea con quelli ritenuti più rappresentativi – che, partendo da un minimo contributivo e retributivo, universalmente riconosciuto, focalizzi l’attenzione sugli altri elementi che compongono il trattamento economico complessivo riconosciuto al lavoratore”. Nello stesso solco Cesare Damiano, per cui: “Bisogna andare oltre la contrapposizione manichea tra attori sociali confederali e attori autonomi operando un’analisi quantitativa ma soprattutto qualitativa della contrattazione collettiva”. Ed a proposito è intervenuto anche Alfredo Mancini, Vice segretario della Fesica Confsal e componente della Commissione studio Confsal e ‘Informazione e Lavoro’ al Cnel, che ha affermato a margine del tavolo di lavoro: “Bene la linea tracciata dall’ex ministro del Lavoro Damiano per stabilire la rappresentatività dei sindacati. La contrattazione di qualità deve essere un elemento distintivo della rappresentatività”.
 
Per il presidente del Centro Studi Incontra, Salvatore Vigorini: “I veloci cambiamenti della nostra era digitale hanno generato un mismatch tra domanda e offerta di lavoro e, soprattutto, di competenze. I fondi, in virtù della loro vicinanza al mondo delle imprese, potrebbero giocare un ruolo chiave nell’identificazione del fabbisogno di competenza e nell’azione formativa conseguente. Altresì, va ripensato anche l’attuale modello di contrattazione collettiva, per certi aspetti non più adeguato a rispondere alle effettive esigenze di imprese e lavoratori. Si può guardare a un nuovo modello in cui la libertà sindacale torni a essere un valore fondato su pluralismo, formazione, welfare, bilateralità e contrattazione di secondo livello”. 
 
Alla tavola rotonda sono intervenuti anche: Paola Marino, giudice del lavoro presso il Tribunale di Palermo, Edmondo Duraccio, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Napoli, Maurizio Ballistreri, professore ordinario del Diritto del lavoro dell’Università di Messina. Presente anche il segretario generale della Fesica Bruno Mariani, che si è congratulato con gli organizzatori sostenendo che “giornate come queste sono sempre più necessarie, soprattutto per la qualità dei contenuti offerti”.
 
 
 

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