Dal Ccnl all’Enbass, passando per i regolamenti Ivass e l’arrivo di Idd: è alle porte un autunno intenso per Sna. Elena Dragoni, vice presidente vicario del sindacato, racconta i risultati raggiunti e le sfide ancora aperte
I dossier che interessano l’intermediazione assicurativa italiana, durante quest’estate, si sono accumulati. Invece di rispettare, almeno formalmente, la tradizionale pausa agostana, l’Ivass, proprio a inizio dello scorso mese, ha licenziato tre importanti regolamenti che sono finiti sui tavoli degli stakeholder del settore. L’attivismo dell’Ivass è anche motivato dal fatto che tra meno di un mese, il primo ottobre prossimo, entrerà ufficialmente in vigore il nuovo regime regolamentare, frutto del recepimento e della conversione in legge della direttiva europea sulla distribuzione assicurativa (Idd). Sull’importanza dell’evento è inutile dilungarsi, anche perché se n’è parlato estesamente e si continuerà a farlo. Tra gli attori del settore più coinvolti c’è ovviamente Sna, che è al lavoro, tra le altre cose, proprio sui nuovi regolamenti. Ma, appunto, gli impegni e i fronti aperti sono molti, come spiega in questa intervista la vice presidente vicario del sindacato, Elena Dragoni. Le posizioni contrastanti tra Sna e Anapa emergono nelle risposte qui di seguito, lasciando spazio a un utile contraddittorio tra le parti.
La cancellazione della nota dell’Ispettorato del lavoro riguardo ai contratti stipulati con sigle minoritarie (quali, ad esempio, Confsal) è stata salutata con soddisfazione anche da Sna. Cosa significa esattamente per le agenzie? Questa decisione chiude completamente le questioni relative al contratto?
“Purtroppo viviamo e lavoriamo in un Paese nel quale la certezza del diritto ormai rappresenta un obiettivo che appare ogni giorno più irraggiungibile. Per questo non me la sento di affermare che la questione Ccnl sia chiusa definitivamente. Abbiamo, tuttavia, aggiunto un altro importante tassello al mosaico che Sna ha realizzato a consolidamento dell’innovativo contratto di lavoro firmato con Confsal nel 2014, e rinnovato nel febbraio di quest’anno, con grande soddisfazione della quasi totalità degli agenti e dei rispettivi dipendenti. Proprio grazie alla firma del Ccnl Sna/Fesica-Confsal/Confsal-Fisals i livelli occupazionali nelle agenzie sono stati mantenuti pressoché invariati, nonostante gli anni di crisi generalizzata e i problemi di redditività che noi agenti incontriamo ormai da troppo tempo. Dispiace dover prendere atto che questi aspetti non sono stati tenuti nella dovuta considerazione né dai vecchi sindacati della triplice, né dai colleghi,
fortunatamente pochi, aderenti ad Anapa Rete ImpresAgenzia, che hanno permesso proprio ad Anapa di firmare un Ccnl fedele allo schema voluto dalla Cgil e poco aderente alle necessità degli agenti, che ha già creato non pochi problemi. La decisione dell’Ispettorato nazionale del lavoro di rimuovere il noto documento segue le numerose vertenze civili, tutte vinte, che hanno sancito anche per via giudiziaria la piena legittimità del nostro Ccnl: quindi, per noi, non è che un’ulteriore conferma di quanto Sna abbia agito nella piena legalità e con l’esclusivo scopo di tutelare gli agenti e il lavoro nelle agenzie italiane. Questo deve fare un grande sindacato datoriale”.
Quali sono i vantaggi principali che hanno avuto in questi anni le agenzie che hanno applicato il nuovo contratto? E per i dipendenti cos’è cambiato?
“I vantaggi per gli agenti sono numerosi. Abbiamo incontrato più di tremila agenti in tutta Italia, nel corso dell’ultimo roadshow Sna, e in quell’occasione abbiamo presentato nel dettaglio sia il Ccnl sia i vantaggi rispetto ad altri contratti di lavoro presenti nel settore assicurativo agenziale che, ricordo, sono più di due. Per i dipendenti vi è stato, in primis, il mantenimento dei livelli occupazionali, risultato che a molti sembrava impossibile da raggiungere in un’epoca storica (2014-2017) caratterizzata da licenziamenti di massa e dalla chiusura massiva delle piccole e medie aziende. Vi è stato poi un lieve miglioramento economico seguito, in occasione del rinnovo 2018, da un ulteriore aumento economico al quale si è aggiunta l’elargizione di un contributo obbligatorio a carico del datore di lavoro per l’erogazione di servizi sanitari ai lavoratori attraverso un apposito fondo sanitario integrativo del Servizio sanitario nazionale. Alcune flessibilità e l’implementazione del mansionario completano il quadro, in estrema sintesi, delle novità introdotte dal moderno Ccnl Sna/Confsal“.
Riguardo alla questione Enbass, dopo la sentenza del tribunale di Roma che ha respinto le richieste di Sna, come si sta muovendo il sindacato?
Quali azioni state mettendo in campo?
“Tengo a precisare che si tratta di richieste Sna solo dal punto di vista formale; nella sostanza sono delle richieste della quasi totalità degli agenti, gran parte dei quali ha pagato a Enbass, negli anni passati, i contributi a fronte di servizi che non potevano essere e non sono stati erogati. In un Paese normale, l’ente che ha incassato soldi senza essere nella condizione di poter fornire le relative prestazioni restituisce immediatamente questi soldi. Enbass, invece, pretende di trattenere l’ingente somma incamerata, che pare sfiori i quattro milioni di euro, a beneficio dei pochi attuali aderenti, per mano di Anapa, Fisac-Cgil, First-Cisl, Fna e Uilca-Uil che sono gli attuali soci. Il tribunale, in primo grado, ha detto che non ci sono gli estremi per ordinare lo scioglimento forzoso dell’Enbass e dunque neppure per obbligare l’ente a restituire i soldi agli agenti che li hanno versati in perfetta buona fede. Affronteremo il secondo grado, e se necessario, non ci fermeremo nemmeno al termine di questo livello giudiziario, perché per il Sindacato nazionale agenti gli interessi dei colleghi agenti vengono prima di tutto“.
Dal primo ottobre scattano ufficialmente le nuove norme dell’Idd Come ci arriva l’intermediazione italiana e specificatamente gli agenti Sna?
“Con qualche risultato importante, e con qualche pericolo scampato, come la soppressione del conto separato agenzia le che sembrava fatta (e che invece Sna è riuscito a scongiurare), e con i recenti regolamenti di Ivass che, sebbene abbiano accolto alcune delle numerose istanze del sindacato presentano parecchi aspetti poco chiari e alcune disposizioni di fatto inapplicabili. Sappiamo che per gli agenti in Italia l’impatto sarà meno travolgente dei colleghi di altri Paesi europei, in quanto numerose disposizioni previste dalla Idd fanno già parte del nostro bagaglio professionale. Temiamo, tuttavia, che alcune imprese possano tentare di approfittare delle diverse ombre normative per privare gli agenti di ambiti di autonomia e libertà professionale. Per questo abbiamo già messo al lavoro i migliori tecnici del settore e l’esecutivo nazionale Sna per approfondire adeguatamente ogni aspetto della nuova normativa e per allertare, ove necessario, i colleghi contro i pericoli che ho ricordato. Una certa tranquillità mi deriva dal fatto che so bene quanto il nostro presidente, Claudio Demozzi, non perda occasione per mettere in luce ogni possibile dubbia interpretazione normativa e regolamentare, attivando prontamente legali e tecnici vari, e spronando tutto l’esecutivo a continuare a dare il meglio di sé anche in ambiti complessi e delicati come questo. L’evoluzione del comparto assicurativo verso nuove competenze, modelli organizzativi e prodotti, con la conseguente e naturale osmosi tra esigenze di vita dei clienti e soluzioni finanziare, determina una revisione della sostanza stessa dell’offerta assicurativa. La normativa in questo senso è decisiva. Pensiamo alla normativa Iorp2 (Institutions for occupational retirement provition). Questa direttiva europea, che l’Italia dovrà recepire entro il gennaio 2019, prevede che ogni organizzazione finanziaria dovrà dichiarare il fattore Esg (enviromental social governance) dei propri prodotti e servizi. La nuova normativa include tre livelli di sensibilità: ambientale (clima, emissioni di Co2, inquinamento, sprechi, deforestazione); sociale (politiche di genere, diritti umani, condizioni di lavoro, rapporti con la comunità civile); governance (retribuzioni dei manager, composizione del cda, procedure di controllo, rispetto delle leggi, deontologia). A differenza di altri investimenti sostenibili, come i prodotti Sri (socially responsible investing) che si limitano a escludere dal portafoglio i titoli non idonei, con il fattore Esg si richiede una valutazione sociale complessiva di ciascun titolo in portafoglio. L’obiettivo è quello di vedere gli investimenti non solo dalla tradizionale angolazione economico-finanziaria, ma anche considerando quanto essi contribuiscano a determinare un contesto ambientale e sociale migliore. La normativa è stata quindi pensata per fare crescere tale sensibilità per tutti gli attori del sistema finanziario: il mercato, i clienti e le assicurazioni. Come sta avvenendo nel comparto bancario con Mifid 2, normativa nata per tutelare oltre che il cliente anche le stesse banche, la quale sta determinando un cambiamento significativo nel modo di proporre i prodotti di investimento, anche la normativa Iorp2 può essere vista come uno snodo significativo, un motivo di cambiamento delle competenze e dei modelli organizzativi del settore assicurativo. Le compagnie dovranno innanzitutto definire il loro rating Esg. Ciò servirà a fare un primo censimento della propria offerta per successivamente migliorarla e arricchirla. Un’opportunità importante per questo specifico comparto che potrà riscoprire e riaffermare lo spirito mutualistico delle sue origini. Di conseguenza i prodotti, i relativi processi e la loro gestione dovranno essere rivisti in tale luce. Modelli che potranno anche essere certificati da entità terze, procedura che la normativa non prevede, ma che le organizzazioni più evolute stanno decidendo di approntare a riprova dell’intento di sviluppo, consolidamento e crescita dei loro modelli di offerta“.
[da “Insurance Daily” del 10 settembre 2018]